Francesca Sassu

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05-09-2017
A Settembre il sole illumina CAMPOSUD

Ieri c'è stato il primo incontro del progetto "Campo Sud": una piattaforma di riflessione su arte, filosofia e politica a cura di Maria Paola Zedda e Giulia Palomba, frutto della partecipazione al bando dei Musei Civici e dell’Assessorato alla Cultura di Cagliari che invitava i curatori locali a presentare delle proposte progettuali per l’Anno Gramsciano 2017.

Credo che dietro a questo progetto ci sia un doppio risvolto positivo: il primo è quello che i Musei Civici si stanno aprendo agli operatori locali finanziando concretamente tre progetti di curatori operanti in città. Questo rende vitale e partecipata la programmazione museale, oltre che maggiormente concentrata sul contemporaneo. Il secondo è che le curatrici, con il supporto scientifico della studiosa gramsciana Alessandra Marchi, sono riuscite a mio parere a interpretare il tema del bando in modo stimolante e sfaccettato mettendo su un vero e proprio programma BOMBA capace di suscitare interesse da più parti.

Tanti operatori seri e competenti hanno partecipato al bando con proposte interessanti sull'argomento, ma non sono stati selezionati nella rosa dei tre vincitori: io stessa avevo partecipato con una rete di operatori, mettendo su un progetto di arte partecipativa che invitava 4 artisti a realizzare nuovi monumenti per Antonio Gramsci, prendendo come fonte di ispirazione quello realizzato a New York da Thomas Hirschorn: si trattava di un progetto, il mio, forse maggiormente incentrato sulla produzione artistica e sul rapporto prolungato nel tempo tra gli artisti e la comunità abitante, mentre Campo Sud è un vero e proprio spazio di confronto teorico e pratico dedicato agli addetti ai lavori a tutto tondo (artisti, curatori, mediatori e critici), seppure aperto ai contributi e alla partecipazione di tutti.

Ho apprezzato in modo particolare la ricchezza di contenuti di Campo Sud e la capacità di networking, fundraising e utilizzo creativo del budget a disposizione.
Uno dei principali modi creativi di utilizzare il budget è stato il seguente: gli ospiti coinvolti in quello che viene definito dalle stesse curatrici un “simposio pratico e teorico di arte, filosofia e politica” sono numerosissimi e illustri; alcuni saranno presenti personalmente, ma la gran parte parteciperanno al dibattito mettendo a disposizione via posta o via mail le loro conoscenze, esperienze e domande, nonché la documentazione fotografica dei loro lavori e le loro opere video sugli argomenti prescelti.
Alcuni storceranno il naso e penseranno che questa modalità sia uno specchietto per le allodole. Io no. Personalmente rifuggo dalla concezione dell’artista divo pertanto credo che questo tipo di scelta dimostri come non sia sempre e comunque imprescindibile avere la presenza fisica dell’artista per poter intessere un dibattito interessante e stimolante per la città. Non si può storcere il naso se si è veramente interessati ai contenuti e non all’evento mondano in sè, anche perché l’artista parla principalmente e primariamente attraverso i suoi lavori.

Il programma di Campo Sud è senza dubbio entusiasmante con nomi di grande spessore e interesse, soprattutto per chi ama quelle pratiche artistiche che operano a stretto contatto con la società e le sue dinamiche, facendo emergere spazi e condizioni per l’analisi, la consapevolezza e il cambiamento. Insomma: quelle pratiche artistiche "non indifferenti", come le avrebbe volute Antonio Gramsci.
Come potete vedere dal programma, durante i giorni di Campo Sud sarà possibile esplorare i lavori e i punti di osservazione di tanti noti artisti "non indifferenti": dalla cubana Tania Bruguera, a Cesare Pietroiusti, fino agli immancabili Thomas Hirschorn e Alfredo Jaar (quest'ultimo presente anche personalmente).
Ci saranno inoltre diversi laboratori sulle nuove pedagogie dentro e fuori dai musei, sui monumenti contemporanei e su tematiche più strettamente gramsciane come la questione meridionale.
Io mi sono già iscritta a quello sull’Esperienza Ludica, a cura di Juan Sandoval, artista direttore della sezione arte di Cittadellarte, ovvero quel fantastico laboratorio permanente gestito dalla Fondazione Pistoletto nel comune di Biella, dove si incentiva l'intervento dell'artista in tutti i settori della società. Parteciperò inoltre al workshop condotto da Lisa Parola, socia fondatrice del gruppo torinese a.titolo, esperto nella gestione di progetti di arte pubblica, che verterà sul concetto di monumento contemporaneo.

Due giorni fa, nel primo incontro con l'artista Claudia Losi, si è presentato al pubblico il progetto di archivio partecipato "Chi abiterà le nostre favole?". In quest'occasione, l’artista ha dichiarato di volersi confrontare con la parte più personale e intima di Antonio Gramsci, partendo dalle favole che scriveva ai suoi figli durante il suo periodo di incarcerazione.
Ogni cittadino è stato invitato a portare un oggetto che volesse tramandare ai posteri per costruire una città futura. Un oggetto o un testo simbolo di rivoluzione e cambiamento. Io ne ho portato uno: un pensiero in parole. Dice così:

C’era una volta oggi.
E c’è ancora! Ora.
Sì, ora che leggi è ancora oggi.
Non c’è stato una volta
e mai ci sarà delle altre.

Mi è venuto in mente che le favole servono per capire il mondo, attraverso metafore e invenzioni fantasiose. Ho pensato poi che da adulti, cerchiamo ancora quelle favole perché ancora non riusciamo a vivere il nostro presente. E allora una favola sul presente e sull’oggi può essere utile per metterci a lavoro.
Non vedo l'ora di vedere il 7 settembre come l'artista userà tutti questi oggetti per costruire una wunderkammer nei grottoni dei Giardini Pubblici di Cagliari. Buon lavoro, Claudia Losi, e buon simposio a tutti!
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